Lettera a Camillo Po

Modena, Moschea. Avrá avuto 15 anni, massiccia, una ragazzina come tante.
Tranne che per il chador. Cioè il velo islamico semi integrale. Non un vestito, ma un simbolo. Di rifiuto, di valori condivisi.
Persone che hanno fatto un percorso. Che hanno tagliato ponti alle spalle. Dopo chissà quante derisioni, quanti bullismi. Dalle amichette che parlano dei concerti dei Maneskin, mentre per loro c’è solo la casa e la Moschea. C’è un dialogo mai veramente cominciato: quello tra “loro” e “noi”.
L‘islamismo dovrebbe essere un fatto privato. Nella cornice di uno stato laico. Che sia riconosciuto da tutti e diventi garante supremo. Direi a Camillo Po, se lo conoscessi, che, la laicità, non è una debolezza da nascondere: è una dura conquista da rivendicare. I diritti non sono mai raggiunti per sempre. Possono retrocedere e sparire, come la “ex-laica” Turchia ci insegna. Il problema dello Ius Soli non é semplice come vogliono farlo sembrare. Bisogna dialogare con certi paletti ben fermi. L‘antropologa Matilde Callari Galli parla di “meticciato”. Mia nonna diceva: “Patti chiari, amicizia lunga”.

Anrdrew Tate un Hitler digitale ? Il terzo fratello Bianchi no.

L’ ho sentito nominare in un gruppo di Whatsup .Segnalavano uno scambio di battute fra Greta Thumberg e un certo Andrew Tate . Che cerco su internet. È un tipo di 36 anni , rasato , ex campione di Kickboxing. Ha partecipato al ‘Grande fratello’’ , in America , che lo ha espulso . Cosa che lo ha fatto diventare un martire mediatico. E di conseguenza influencer . Ricchissimo , con un numero assurdo di Ferrari. Uno che per vocazione e mestiere attira l ‘attenzione . Cosa che fa con Greta , inviandole un Tweet sarcastico .E ricevendo immediata , ottima risposta . Tutti l ‘hanno condannato e ridicolizzato. .
Anche Michele Serra in una sua ottima ‘Amaca’. Dopo di che una domanda è rimasta . Perché Greta ha risposto ? Chi è lo sbruffone Andrew Tate davati a Greta , una delle donne più influenti del mondo ? E poi 33 Ferrari : un numero assurdo . Troppe per una versione tamarra di Chiara Ferragni . Ho indagato. Trovando una intervista su YouTube. Di Piers Morgan , straordinario giornalista. Con lo presenta dicendo che questo Tizio non è nessuno per chi ha più di 15 anni ed è un dio per chi ne ha di meno. Un fenomeno planetario , totalmente ignorato. Che dice cose politicamente sconvolgenti, diciamo iperfascite . Una belva lucida , con la bava alla bocca. Quasi un Hitler digitale . Ma , appunto , Il più cercato nel 2022 nel motore di ricerca Google. Repubblica lo ha definito il terzo fratello Bianchi . In pratica un semideficiente omicida . Non poteva sbagliarsi di più. Ha una abilitá diabolica . Al di lá delle sue contraddizioni : si è da poco convertito all ‘Islam. E ha un disegno , un piano , che solo lui conosce. Non è affatto al tappeto , per la risposta di Greta . Come Michele Serra implica. È una bomba con miccia bagnata . Resta da capire per quanto.

Libreria TODOMODO : non esistono filiere malsane.

C’era una volta una libreria indipendente. A Bologna, in centro, a 2 passi dal DAMS. Con una vetrina originale. Piena di libri e cose personali. La vedevo spesso. E ogni volta il libraio era lá, alla scrivania. Sprofondato nella lettura. Poi ho letto su Repubblica che è morto. E che era una persona importante. Appassionato di arte, con una fitta rete di conoscenze. L’effetto delle quali era nella vetrina. Che aveva libri consigliatissimi. Estremamente rari o non più in commercio. Una libreria a suo modo perfetta. Pensata per una cerchia stretta di lettori viziati. Con, alle spalle, una visione, un’idea di business. Di nicchia, certo, ma che stava a galla. Perché non in competizione con il digitale. E radicata in una “community”.
A volte un libro mi colpiva. Poteva essere di un editore microscopico. Magari fallito 50 anni prima. Io fotografavo la copertina. Lo cercavo su Amazon: ovviamente non c’era. Dopo di che passavo ad Amazon Kindle e, per 4 o 5 euro, me lo scaricavo in inglese. Pagandolo un quinto del prezzo in vetrina.
Ecco, voglio dire: ci sono nicchie perfette e lettori che si adeguano. Poi c’è una zona grigia. Che è la montagna di libri non disponibili: fuori catalogo o di editori falliti. Grandi o minuscoli. Io cerco, da sempre, “Teta veleta”, di Laura Betti. Per motivi personali. I diritti sono della Garzanti. Che non lo ristampa e fa bene. Ma poi non lo rende disponibile su Amazon Kindle. E questo è un sopruso. I lettori non hanno diritto all’informazione? Io avrei un ingenuo desiderio. Entrare in una libreria indipendente ed avere, di quel libro, una copia artigianale. Cioé scaricata da internet e stampata. Per, poniamo, 25 euro. In generale sarebbe una cosa di blanda, non perseguibile illegalità. Moralmente giusta. Una festa per i clienti ed un affare per i librai. Perché tutti abbiamo una lista di libri inarrivabili. Forse dovreste pensarci. Discorso a parte, ma comunque serio, é la pirateria. Un abuso. Da affiancare al sopruso degli editori. Infine: non esistono filiere “malsane”. Ci sono mestieri diversi.
Auguri.

lettera aperta alle “Iene”

Vi scrivo da un quartiere di Modena, non bellissimo giá dal nome: Sacca. Che potrebbe ricordare, a voi milanesi, la zona della Fondazione Prada. Anche qui c’è un rudere, come lo era la ex distilleria della fondazione. Ma il paragone finisce qui. A Milano hanno dipinto una sua cupola di oro, ristrutturato, costruito, inventato. Il risultato è un centro polivalente. Che tutto il mondo invidia. E tutto il quartiere intorno, come risultato, si è riqualificato. Un po’ per volta, ma con una visione chiara dal primo giorno. Visione che manca a Modena. Dove fanno l’esatto opposto. Portano l’intero centro logistico della Conad dentro il perimetro cittadino. Un po’ come se Prada, nell’ex distilleria, avesse impiantato magazzino e fabbrica. A Modena il Conad lo fará. Da una ex fabbrica ricaveranno un ecomostro. Cioè un magazzino alto trenta metri proprio sulla tangenziale. Poi stravolgono il traffico, con settecento camion al giorno, distruggono l’ unico parco…un disastro. Chi va alla polizia postale, partendo dal centro, non può più svoltare dentro. Fanno una rotatoria proprio davanti, disegnata da un robot, suppongo. Per farla corta: è il colpo di grazia ad un quartiere già zoppicante. L’esatto contrario dell‘amore che Renzo Piano invoca per le periferie. E, il tutto, spacciato come “riqualificazione’’. Che è la cosa che fa imbestialire. Un ristorante non può servire una merda e chiamarla capriccio tailandese. Tutti possono cambiare le etichette, ma una merda resta una merda.
È una storia sporca, che puzza di tangenti. Puzza di povertà culturale, di omertà, di stampa collusa (non tutta).
La puzza perfetta per voi delle Iene. Che potete raccogliere questo scandalo pieno di tossine, ben maturo sull‘albero. Per ricordare a tutti che la politica non è una fiaba. Che Golia vince su Davide, anche nei comuni che non ti aspetti. Ma che Davide, perdendo, vorrebbe aggiornare il “messaggio’’. Dal retorico “sulla barricata fino alla vittoria’’ al realistico “il culo te lo do ma lo paghi”.

Intervista di Concita De Gregorio

Quante domande non fatte nell’intervista a Takouna Ben, su D di Repubblica. Posso? Se Ben fosse emigrata a Parigi, avrebbe accettato di togliere il velo frequentando la scuola pubblica? Lei si interessa dell’islamofobia e del razzismo. Sono temi che la toccano. Fa bene. Ma sui diritti degli altri? Per esempio: sul fine vita, l’aborto, il diritto di espressione che comporta la non punibilità per la blasfemia?
Poi, dice che il velo ha un valore simbolico: va bene, ma anche gli stivali lo hanno. Io direi di no. Il velo, dall’esterno, può sembrare aggressivo. Una critica implicita e un rifiuto frontale all’integrazione. Si tratta di capire quanto si accetta il concetto di laicità. Tutto qua. La religione è una scelta privata. Se deborda nel pubblico e inventa diritti è oscurantismo. Il punto è questo. Non è islamofobia. A Bologna c’è una farmacista comunale, pare, che rifiuta di vendere la pillola del giorno dopo. Lei è cattolica praticante, dice. E il discorso finisce lí. Ecco, tutte le religioni… ci siamo capiti…

Cara Takouma, da che parte sta sui diritti civili? Perché non scopre le carte? Perché Concita De Gregorio non le ha chiesto di scoprirle?

Camilla Cederna no e Hitler sí?

È appena uscito e si chiama IT. È il supplemento di Repubblica, una finestra sulla rivoluzione digitale. Lo vedró (come abbonato di Repubblica), spero. Invece no. Sulla app non c’è. Si paga a parte?
A proposito di Repubblica on line: ha un neo, per me. Gigantesco, diciamo un macigno: l’archivio. Se compro un ebook su Amazon è mio per sempre, se compro il giornale no. La sezione “preferiti” è una beffa. Dovrebbe eliminare la cartella dei ritagli. Dove tutti, più o meno, tenevamo di tutto (inchieste a puntate, interviste, etc… ).
Questa cartella digitale, a differenza della cartacea, dopo un giorno sparisce. Senza il mio permesso. E qui arrivo al punto. C’è il diritto d’autore. Ma gli editori, loro, non hanno “doveri digitali”? Chi tutela lettori ed autori?
L’interesse di TUTTI i lettori e di TUTTI gli scrittori è che ogni libro sia (o diventi), un eBook su Amazon. I cataloghi vanno salvati e aperti al mercato. TUTTI. Compresi quelli degli editori microscopici e di quelli falliti. Che oggi tascinano nell’abisso gli autori. Autori e libri che i “pirati” scaricano e archiviano gratis.
Perché chi paga non ha gli stessi diritti? E poi, chi decide chi far “morire” e perché? Camilla Cederna non è disponibile come e-book e Hitler sí.
Caro Molinari, cara redazione di Repubblica, volete parlarne?
C’è una specie di archivio sul sito, lo so. Ma é incompleto, rozzo e senza foto e grafici. Spesso belli e indispensabili.
Caro Molinari, cara redazione di Repubblica, volete parlarne?

Radical Chic : due libri o uno solo imbottito bene

Cosa vuol dire essere ‘radical chic’ ? Per me ,anche , escludere. Penso alla rubrica di Concita De Gregorio. Alla lettera che pubblica il 16 gennaio. Dove una signora ricorda la famosa , per me sconosciuta, Berenice. Che fu scrittrice importante , di circa cinque libri. Editi , mi sembra , da editori nazionali . Mai più ristampati in formato cartaceo . E si capisce . Nemmeno come ebook. E non si capisce e non si perdona. Niente è più radical chic di questo . Vedere l ‘ elefante nella stanza . Cioè il non accesso di tutti ai libri. E fare finta di niente. Perché il libro di Berenice devi giá averlo . Ben in alto sullo scaffale , con un filo di polvere. Ma che ci sia , diosanto. Se non l’ho no potrei essere un operaio specializzato , con i nanetti in giardino . O , Dio non voglia , una partita IVA. Giá chiederlo è poca educazione. Perché ci sono argomenti tabù. Come l ‘ impegno di Bill Gates sul nucleare, il dibattito sul reddito di cittadinanza , l’ islam e la laicità dello stato. Ogni anniversario del massacro di Charlie Hebdo ci ricordiamo di dimenticarci . Al massimo un trafiletto infastidito e via . Insomma…..i radical chic….Ci vorrebbero due libri. O uno solo , imbottito bene.

Lettera a Concita De Gregorio e Federico Niola

Federico Niola è ideatore di Controfibra . Che è , era , una minuscola casa editrice. Specializzata in teatro. Scrive una lettera a Concita De Gregorio , su Repubblica. Dice che la crisi morde. Che , dopo sei anni di sacrifici, dovrà chiudere bottega. E che i ‘garantiti’ non dovrebbero esistere. Solo il talento e l’ impegno,dice, dovrebbero contare. Giusto , sul piano morale.
Il problema è che l’etica è un bisogno umano, che proiettiamo sulla realtà . Che esiste di suo. Un naufrago , in mare , può maledire la tempesta . Dire che non la merita. Ma poi e’ lui che deve farci i conti . Perché lei , la tempesta, non dialoga.

Ed esiste. Si chiama “quarta rivoluzione industriale “. E cambia, cambierá , tutto. A cominciare dalle ‘garanzie’. Perché i garantiti ci sono già . A cominciare dai burocrati . Si tratta di estendere la loro sicurezza a tutti , a pari diritto . A chi vende il pesce ea  chi traduce Lacan . Perché tutti abbiamo un basilare diritto alla vita . In un mondo che sarà , più che diverso , irriconoscibile. Il   ‘’reddito di cittadinanza’  infastidisce tanto , lo so . Ma parliamone. Poi.

Le case editrici che chiudono .Sono malinconiche . A volte come un Titanic . Ma che sbatte contro un iceberg ben visibile. E porta nell ‘abissso il catalogo . Cioè tutti i libri di tutti i loro autori. . Che nessuno leggerá più . A parte i privilegiati e i ‘pirati’. Perché non obbligare TUTTI gli editori a mettere TUTTI i cataloghi su Amazon Kindle ? Al diritto dei lettori chi ci pensa ?

C’era una volta una App

Giallina , piccina , carina. Andava come una scheggia . Si chiamava Banco Posta. Facevo pagamenti , guardavo estratti conto etc. , sul telefonino .Una meraviglia. Unico neo : i bonifici . O meglio la rubrica dei destinatari. Nella App da computer c’era .Andava compilata un nome alla volta . Ma poi era lí , per sempre. Nella App nuova no . Non era ‘ereditata’ . Si ripartiva da zero . Ma niente. La App era simpatica. La usavo per ricaricare la carta Hype . Che , a sua volta, mi lasciava usare Google pay . E , quindi , pagare con il telefonino . All ‘ inizio era un incanto. Con un click Hype si caricava. Poi : arriva l ‘ aggiornamento . Bisognava mettere a mano un codice , inviato per SMS. Una seccatura , ma piccola. Infine….arriva Capodanno 2020 .

Ricarico Hype e mi chiede di scaricare la nuova App . Finalmente , penso . Tornerá semplice come prima . Invece no . Chiede una password nuova. O meglio quella vecchia , di Banco Posta. Che è chissà dove. Ovviamente. La richiedo e , in automatico , me ne arriva una nuova. Piena di caratteri speciali . Scomodissima , che non riesco a cambiare . E l ‘ aggiornamento ? Era questo ?

Ora , la domanda è : quale passo dopo questo ? Voglio dire , il prossimo aggiornamento….Bisognerá fare una piroetta , registrarla e spedirla ? Per mettere 10 euro sulla carta Hype ?

Davvero , no . Non fatelo . Quel giorno non lavorate. Meglio il tennis , penso . O, se piccoli , lanciare sassi dal cavalcavia.

Valerio Varesi e l ‘elicottero

Lo scrive Valerio Varesi su Repubblica. Dopo ritardi immensi inaugurano ‘’ people mover “ . In buona sostanza : un trenino sopraelevato. Che ha un’aria dimessa. È rumoroso e bruttarello . Ma va bene. Bologna ha bisogno di infrastrutture come di ossigeno . Unico neo : il biglietto. Costa 8,70 euro per 5 chilometri . Per fare un confronto : il MagLev , che è la navetta dell’aeroporto a Shangai , costa 6 euro e qualcosa a corsa. Impiega 7 minuti , come il people mover. Ma fa 50 chilometri e non 5 come a Bologna. In più non ha rotaie : è , appunto , un treno ‘magnetico’’ . Galleggia in aria .Proprio un’altra cosa. Corre parallelo all‘ autostrada e si vedono le Ferrari ferme. Invece é il MagLev che fa 430 chilometri all ‘ ora. Poi. Non c’ è un vero parcheggio di scambio a Bologna. Che sia economico , pratico , simpatico . Come quello , poniamo , di ‘’ Molino Dorino ‘’a Milano . Magari aggiornato. Con , diciamo , le prese per le auto elettriche . E abbonamenti speciali per chi abita in centro. La ex manifattura sarebbe il posto perfetto . Convoglia il traffico in entrata. Dalla tangenziale e dall ‘autostrada. È vicino all’areoporto e a 2 chilometri da Piazza Maggiore. Basta collegarlo , con navette ben studiate. Anche di notte , magari a guida autonoma. Al posto della metro , che non c’è . Questo è guardare al futuro . Essere ‘sostenibili’ con i fatti. Non togliere i parcheggi . Ormai rari come i panda. È un discorso politicamente scorretto. È più figo ignorarlo.
Ma perché non farlo ? È vero Valerio Varesi ? Lei si sposterá in elicottero , suppongo .Ma perché non pensa anche ai non radical chic ? Magari intervistando con la schiena diritta Valentina Orioli ?