Michele Serra : ” Le (altre) cose che bruciano”

Trovo , tra i miei appunti , una frase. Ë copiata da una lettera a Michele Serra . Dove un lettore – elettore parla del suo trauma . Che è la ‘ conquista’ di Ferrara da parte della Lega Nord . Dice :

“   (noi, la sinistra…) non  abbiamo da proporre nessuna soluzione semplice per problemi complessi…”.   

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Mi ha ricordato un fatto, che ho visto mesi fa.   Ero su un treno regionale. Che aveva  finestrini bloccati e condizionatore guasto , in estate.  In pratica un forno. Pieno o quasi. A Modena sale una comitiva di Rom. Informale, disinibita, canterina. E con un odore problematico. Come non avessero  fatto la doccia da dieci anni. Non e’ una tragedia, certo.  Ma un problema si’. Per gli altri. Da risolvere come ? C’e’  una soluzione  insieme civile ed efficace ?  Non saprei. Ma come fa chi  non può far finta di niente? I pendolari di sinistra e di destra ? I belli e i non ? I testardi che non comprano  la Tesla da 100.000

euro ?

La soluzione non la so . Ma il primo passo giusto si’ : ammetterlo. Che ci sono problemi di soluzione incerta. Antipatici . Eppure reali , cose ‘che bruciano’ . Come i  diritti  delle donne nelle comunita’ islamiche,l’inefficienza delle energie rinnovabili, i limiti all’immigrazione, il bisogno di un  reddito di cittadinanza etc.

Oppure l’ avvento della quarta rivoluzione industriale. Che nessuno prende sul serio. Quasi fosse una fregnaccia alla Rifkin.

( la sua  ‘’   economia dell’ idrogeno ‘’…Chi la ricorda piu’  ? )

 Nessuna magia per i problemi tosti :  chiudi gli occhi e rimangono. E la destra ci mangia su e deborda. Non censuriamoci. Ognuno nel suo piccolo o nel suo grande. I blogger da 2 lettori come me e i pezzi da 90. Come Michele  Serra e Gad Lerner. O i semi – vip . Diciamo pezzi da  sessanta . Irraggiungibili non perché famosi ma perché se la tirano . Tipo la Grazia Verasani o Beppe Cottafavi.  Nella mia prossima vita , chissà, glielo dico di persona. Che ció che snobbiamo può diventare un boomerang.

P.S. Bellissimo ‘’Le cose che bruciano”

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“ 

Il pane da ZTL

Il pane da ZTL

In una vecchia  ‘amaca’  Michele Serra , su Repubblica , parla di tecnologia . Dicendo che che conta , che è da discutere  fuori dal bar. Perche’ si intreccia alla politica e la cambia. In concreto , io la vedo cosí.

Immaginiamo un assessore , alle prese con un  centro  accoglienza. Deve distribuire  , poniamo , il pane. Ha due scelte. Il forno pugliese, in centro storico . Con pane fatto a mano , a 22 euro al chilo. Oppure l’ Ipercoop un chilometro più in lá. Con ottimo pane  a solo 1 euro al chilo , grazie  alla  tecnologia . Che è importante.Perché se, grazie ad essa,

il pane costa un decimo cambia tutto.  Non si può più snobbarla . La politica deve farci i conti.  Per gli assessori è più facile , diciamo cosí , ignorarla. Agire come se non esistesse. Fiondarsi nel primo forno in centro storico . Come se gli ipermercati non esistessero. Questa accidia affiora qui e là , negli scandali . Tipico quello delle casette ai terremotati . Già marce perché scelte male in partenza . Nel totale disinteresse della stampa, fra l’ altro. E ‘ comodo così. Fare come si è sempre fatto , tanto la stampa non vigila . E paga Pantalone. E se scoppia uno scandalo meglio: 

si fanno titoli di giornali più efficaci .

Dopo , solo dopo , si scopre che esistevano casette migliori, che costavano meno.

Deve andare cosí per forza ?


Favola di Natale per Gad Lerner

Caro Gad Lerner,  lei  dice :

“il lavoro umano si deprezza. Tutto il lavoro :  manuale ma anche il  intellettuale. Da almeno 40 anni . Perché ? “

Vediamo……Forse perché sta nascendo una economia nuova?  Ne parlano, da dieci anni almeno, autori come Martin Ford e Andrew McAfee. Ci hanno fatto , su questo tema , addirittura l’ ultimo World Economic Forum , a Davos .

In sintesi estrema : l’ intelligenza artificiale sarà , per la prossima economia, quello che il vapore fu  per la rivoluzione industriale. Una svolta storica. Inarrestabile, come una marea. Che impone scelte. Quali ? Il discorso si complica. Non è questo il posto. Per riassumere all’ estremo ho scritto per lei questa storia  ( è contento ? ).

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Accadde in un paesino, in Francia. Nel settecento. Era inverno. C’era una carestia atroce. Tutti soffrivano ma non i maiali. Perché il grano era finito ma le patate no. Abbondanti, disgustose. Coltivate , all’epoca , solo per loro.

Un giovane cuoco , per disperazione o gioco , ne getta una nella pentola. La cuoce, la assaggia : è buonissima.

Come dirlo agli altri ? Le patate erano tabú. Per i maiali e basta. Cosa fa ? Inventa le ricette. Per camuffarle . E funzionano. Tutti mangiano patate. La carestia finisce. Il cuoco rivela l’inganno. Ë perdonato. E il tabú, grazie all ‘inganno , finito. Patate e grano avranno pari dignità . E pari utilità . Per sempre.

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Ora , fuori di metafora,  la ‘patata’ è l’ abbondanza slegata dal lavoro. Portata dalla nuova automazione. Per capirci : il moderno agricoltore che produce come cento braccianti. Ricchezza che dobbiamo saper vedere , valorizzare e distribuire, Come le patate in questa storia.. Per farlo servono le ‘ricette’. E per fare accettare le ricette servono astuzia e una lotta culturale aspra. Per ‘sdoganare’, primo fra altre cose , il concetto di salario universale. Trasferendolo , per cosí dire, dalla porcilaia al ristorante stellato. Creando l’equivalente del welfare per la prossima, diversa economia. Non un traguardo , un solido trampolino di lancio. Tutto qui.

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Il lavoro non sarà piú come Dio nel monoteismo , quasi un fine in se stesso. Ma come Cristo e la Madonna in un Pantheon. Tra nuovi vicini di casa.In condominio. Un pó come dire : si lavora per vivere ma non si vive per lavorare.

In definitiva, caro Gad Lerner , perché scegliere tra patate e grano ?

È, la coesistenza , davvero impossibile ?

Affettuosi, distonici saluti.