Andrea Bisi intervista immaginaria

Fantapolitica
Intervista immaginaria

Puntata 1

Modena. Sono qui , al civico 309 di Canaletto Sud. È una mattina grigia , non troppo inquinata . Guardo il parco , che fra un pó non esisterá . E ho l ‘ idea di un poster . Una foto , magari da un drone. Deve illustrare un ingorgo sull ‘autostrada , davanti al casello. Peró di soli camion . Come sarà il traffico qui. Cioè , ripeto , un serpente di camion fermo al casello , dietro e attraverso il parco. Un poster simbolo dei crimini ambientali . E mi perdo in questa fantasia . Fatta di proteste. Di picchetti davanti alle sezioni di partito , di volantinaggi . Ma a un tratto sento delle urla . Mi affaccio e vedo questa scena.
L ‘ assessore Andrea Bisi è proprio qui , nel parco . Lo stava perlustrando . Due signore lo hanno riconosciuto . Hanno afferrato il bastone più vicino e lo stanno rincorrendo . No, la violenza no. Corro giú . Riesco a fatica a calmarli. . Le signore , con due grossi cani , si allontanano . Maledicendo e bestemmiando un pó . E io rimango solo con Andrea Bisi . Che tentava di arrampicarsi su un grosso albero . Proprio quello che vogliono abbattere. E colgo l ‘occasione per una intervista. Per il mio blog “ Globalpub . net “ . Che è adorato da milioni di persone e di fama ormai planetaria. Quello che sto per scoprire mi cambierá . Non vedró più niente come prima . Non il Comitato Villaggio Europa . Che mi appare , ora , divagante e frivolo . Non Elen Schlolzi , o Ludina  Carlotta  Ferri…..insomma nessuno e niente. Ecco l ‘intervista ad Andrea Bisi che mi ha sconvolto.

(continua)

Amilcar Cabral

Sto pensando alla ‘Amilcar Cabral ‘ . É una piccola biblioteca internazionale , a Bologna. Ospitata in una villa del seicento , nella zona dei colli . Cioé nel quartiere piú esclusivo . Un posto non grandissimo ma neanche simbolico . Ha grandi scaffali , con scelte curate di letteratura , storia , scienze umane. In quattro o cinque lingue , le piú parlate oltre l ‘italiano . E quindi é un ritrovo . Per le comunitá straniere , ovviamente. Ma aperto a tutti . E , anzi , con una radicale mancanza di snobismo . Trovi chi ti aspetti . Cioé gli abitanti delle ville intorno . Accanto allo studente dell ‘ universitá americana, figlio di un capo di stato , all ‘operaio africano , o la cameriera filippina ,o la ragazza velata ,o il trans brasiliano. Il tutto affiancato dalle attivitá esterne : seminari sulla storia delle religioni, studi di letteratura comparata , incontri con gli autori etc. Ecco , pensavo alla Amilcar Cabral . Non si puó clonare . Difficile avere una villa del seicento qui , al quartiere Sacca , a Modena. Applicare la sua ricetta peró sí puó . Che é usare la cultura come ponte tra le religioni . Come mezzo di integrazione. Il contrario di quello previsto alla Sacca. Che é una grande moschea e basta. Serbatoio certo di voti al P. D. . Nel futuro. Nel presente ricetta quasi infallibile per creare un ghetto. Tutto il quartiere Sacca , a parte quello , ha il destino segnato .Sará un quartiere pattumiera , utile a chi la crea , disagiata per chi la vive. E circondata da un muro di silenzio ipocrita. Ecco , bisognerebbe abbatterlo , questo muro.

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Bitcoin e burkinabé

Parliamo di Bitcoin e partiamo da un posto disgraziato. Fuori dalle rotte turistiche , dalle mode , da tutto : il Burkina Faso. È senza mare , al centro dell ‘ Africa, aggredito dal deserto. E povero . I giovani che possono fuggono. Alcuni fino a New York . Dove sono chiamati burkinabé . Fanno due , tre lavori . Mandano soldi a casa , salvando famiglie dalla fame. E studiano l ‘inglese . Nei circoli parrocchiali , nelle associazioni etc. In uno di questi posti insegnava la moglie di Federico Rampini. Che è corrispondente a New York di Repubblica. Parlando con loro , conoscendoli , ha fatto una scoperta. Mandano soldi a casa , con i money transfert , e va bene . Ma poi investono i risparmi in Bitcoin. Perché seguono i consigli di un guru locale. Che è autista di Uber ma laureato in economia. Ecco , i Bitcoin sono anche questo . I risparmi eroici dei burkinabé .. Oltre a soldi sporchissimi , come i riscatti . Perché i Bitcoin sono tracciabili solo in teoria . Lo dimostrano i fatti .
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Le criptovalute …..entrano nelle vite più diverse. Compresa la mia . Nel lontano 2012 . Quanndo ‘incontrai’ i Bitcoin. Mi sembrarono un giocattolo serio . Un pó come   una bomba a mano vera ma senza spoletta. Non da usare ma da esibire. E io ne parlavo con…….Ma questa è un’ altra storia.

Camilla Cederna no e Hitler sí ?

È appena uscito e si chiama IT . È il supplemento di Repubblica , una finestra sulla rivoluzione digitale. Lo vedró, come abbonato di Repubblica posso , spero . Invece no. Sulla app non c’è . Si paga a parte ? A proposito di Repubblica on line : ha un neo , per me. Gigantesco , diciamo un macigno : l ‘archivio. Se compro un ebook su Amazon è mio per sempre , se compro il giornale no. La sezione ‘preferiti ‘ è una beffa. Dovrebbe eliminare la cartella dei ritagli . Dove tutti , più o meno , tenevamo di tutto : inchieste a puntate , interviste etc. Questa cartella digitale , a differenza della cartacea, dopo un giorno sparisce. Senza il mio permesso.  E qui arrivo al punto. C’ è il diritto d ‘ autore . Ma gli editori , loro , non hanno “ doveri digitali “ ?
Chi tutela lettori e autori ?
L ‘ interesse di TUTTI i lettori e TUTTI gli scrittori è che ogni libro sia , o diventi , un ebook su Amazon. I cataloghi vanno salvati e aperti al mercato . TUTTI . Compresi quelli degli editori microscopici e di quelli falliti. Che oggi tascinano nell ‘ abisso gli autori . Autori e libri che i ‘pirati’ scaricano e archiviano gratis .

Perché chi paga non ha gli stessi diritti ? Poi : che decide chi far ‘morire’ e perché ? Camilla Cederna non è disponibile come ebook e Hitler sí .
Caro Molinari , cara redazione di Repubblica , volete parlarne ?
C ’ è una specie di archivio sul sito. Lo so . Ma é incompleto , rozzo e senza le  foto e i grafici . Spesso belli e indispensabili.
Caro Molinari , cara redazione di Repubblica , volete parlarne ?

Radical Chic : due libri o uno solo imbottito bene

Cosa vuol dire essere ‘radical chic’ ? Per me ,anche , escludere. Penso alla rubrica di Concita De Gregorio. Alla lettera che pubblica il 16 gennaio. Dove una signora ricorda la famosa , per me sconosciuta, Berenice. Che fu scrittrice importante , di circa cinque libri. Editi , mi sembra , da editori nazionali . Mai più ristampati in formato cartaceo . E si capisce . Nemmeno come ebook. E non si capisce e non si perdona. Niente è più radical chic di questo . Vedere l ‘ elefante nella stanza . Cioè il non accesso di tutti ai libri. E fare finta di niente. Perché il libro di Berenice devi giá averlo . Ben in alto sullo scaffale , con un filo di polvere. Ma che ci sia , diosanto. Se non l’ho no potrei essere un operaio specializzato , con i nanetti in giardino . O , Dio non voglia , una partita IVA. Giá chiederlo è poca educazione. Perché ci sono argomenti tabù. Come l ‘ impegno di Bill Gates sul nucleare, il dibattito sul reddito di cittadinanza , l’ islam e la laicità dello stato. Ogni anniversario del massacro di Charlie Hebdo ci ricordiamo di dimenticarci . Al massimo un trafiletto infastidito e via . Insomma…..i radical chic….Ci vorrebbero due libri. O uno solo , imbottito bene.

La barca dei Casamonica ?

Un salone nautico proprio a Bologna. Che di mare ne ha poco. Ma che importa. È una notizia buona. O almeno neutra. Che di questi tempi è tanto. Costa poco, posso andarci in macchina e cambiare pensieri. Ci vado. Su strada normale. Parcheggio a un chilometro. Ho l’ app Easy Park , che è un gioellino . Niente ricerca di parchimetro e monetine . Vado. Bologna è sempre lei . Un pó meno gente , sí . Che diventa molta meno gente all’entrata . Lá dove ci sono gli autobus. Per dirla tutta è deserta. Mi viene il sospetto che il salone sia chiuso. Invece no. È solo semideserto . Io vedo due padiglioni in tutto . Mezzi vuoti. Al posto del pubblico gli operatori . O gente del giro . Lí per scopi precisi. E le barche….Ecco. Io ero venuto per quelle a vela. Da 7 a 18 metri. Che costano come macchine di lusso modesto . Non una Ferrari ma una Volvo , per capirci . Che poi usate ce ne sono di ghiotte . Anche sui 15000. E le spese di gestione sono basse. Alla portata di un impiegato. Ecco , dove sono ? Chiedo al primo stand. ‘’ Ma scusi , è per barche a motore . Non lo sapeva ? “ , mi risponde. No , non lo sapevo. Ma ormai son qui . E mi guardo intorno . È tutta roba costosissima . E strana . Tipo gommoni enormi , all ‘apparenza inaffondabili . Con motori fuoribordo grandi come una Smart. Ma chi li compra ? I Casamonica ?Un utente medio no. Riesco a pensa solo a contrabbandieri e scafisti di Lampedusa . Che , da qualche parte il motoscafo lo devono comprare. E lo trovano più facilmente qui che in tabaccheria. Niente. Esco in fretta . Nel piazzale vuoto. Volevo staccare la spina . Dimenticare il covid . Invece niente. Qui tutto lo ricorda. Dentro la fiera e fuori. Ma è colpa mia . Come ho potuto immaginarle ? Pensare , cioè , che un salone fosse staccato dal mondo ?

Il sogno di DUMBO hotel

E’ martedì 13 ottobre 2020 e ho fatto un sogno. Apro Repubblica , edizione di Bologna. Giuseppe Baldessarro parla dell ‘inaugurazione di ‘’Student hotel’’. Che non è un ostello ma un albergo . Con stanze belle ma a 590 euro al mese. C ‘ era un rinfresco per il quartiere.
A un certo punto arrivano in 4 , seguiti da un gruppo. Due si staccano , vanno dal direttore . Spuntano cartelli e slogan . La polizia interviene e tutto si ferma. Era una protesta del Cua e dei collettivi. Cosa chiedevano ? La moltiplicazione dei ‘Dumbo hotel ‘’ e non degli ‘Student hotel “. Perché ? Cos’è ‘’ Dumbo hotel “ ? Un passo alla volta.
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In pratica : Dumbo hotel è una copia aggiornata di Keetwoven . Che è una ‘Casa dello studente ‘’ di Amsterdam. Che può essere smontata e rimontata.Fatta di 1.034 container riciclati . Affittati , tutto compreso , a 400 euro al mese. Esempio perfetto di economia circolare . Il tutto nella gigantesca area ( 40.000 metri quadrati ) di DUMBO , donata al comune di Bologna.A 600 metri dal centro. Da aggiungere un dettaglio .
” Dumbo hotel’ ingloba i dormitori pubblici. Chiusi in quanto superati e barbarici. Esattamente come i vecchi manicomi . Ci sarà uno spazio per le emergenze . Poi , dopo 3 giorni , ogni persona avrà un mini alloggio.
Tutto questo grazie a chi ?
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In intesi estrema : a “ Repubblica’’ ( e la stampa liberal ) e al CUA ( e l’area antagonista). In che senso ?
Dumbo stava per essere sprecato . O meglio riempito solo ‘in vetrina’ .  Un evento qui e uno lá. Si parla solo di quello e 40.000 preziosi metri quadri finiscono con le ortiche invece che con case popolari. Repubblica lo ha denunciato . Mettendo sotto pressione , fra gli altri , la fantomatica  ‘ Fondazione Innovazione Urbana”. Che è tra i responsabili.
Valerio Varesi si è guadagnato il soprannome di “Stephen Sackur della stampa”. Sua frase preferita è : “attenzione politici . Il pubblico  è adulto. Non come dice  Berlusconi . Cioé  acritico , televisivo e con l’ etá mentale di otto anni”.
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Poi spicca ‘’Coalizione Civica Bologna” . Loro lo slogan ’Assessori , meno fumo e più arrosto. Meno chiacchiere e più case” . Come dire “ Attenti. Teniamo Dumbo sott’ occhio”. Un circolo virtuoso, insomma. Stampa e antagonisti che dicono alla politica : rigate dritto o vi sputtaniamo e facciamo casino. Bello, vero?

P.S. E se non fosse più un sogno?

Lettera aperta a Modo infoshop

Modo infoshop è una libreria storica di Bologna. In pieno centro , dietro l ‘universitá . Un posto pensato bene . Ha libri , quadri , lavori di grafica che altrove non hanno. Bologna , per vivacità culturale, brilla. Regge il confronto con Parigi e Amsterdam . Repubblica parlava di Modo info shop , giorni fa . In occasione del lancio di una loro collana . Di libri a bassissimo costo. Anche a 3 euro .Perfetti come regali e agili eBook su Amazon. Dove , però, non ci sono. Perché ? Facciamo finta che il digitale non esista ? Bene , comodo nell ‘ immediato . Ma a lungo termine ?
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Cari librai di Modo infoshop , c’ è un intero continente di libri ma non solo . Fuori dal mercato , irraggiungibili . Una Atlantide analogica. Di cose , a suo tempo , discusse , vive. Di autori ormai ‘’storici’’ . Come Camilla Cederna . Il suo ‘’Lato debole’’ appartiene alla memoria collettiva . Anche di chi lo odiava. Non è ristampato , e questo ci sta. Ma non è su Amazon come ebook . E questo è uno è uno sfregio . Che nessun autore , di nessun catalogo , merita. Perché una ‘ristampa ‘ in formato ebook costa meno di un caffè . Ignorare un autore è una precisa scelta . Piú che libera , deliberata. Per la Feltrinelli è una palese ingratitudine e una macchia . . Piuttosto …..
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C’è una zona grigia , ok ? Una casa editrice , poniamo , fallisce. Si porta nel baratro i suoi autori . Nessuno può ri-pubblicarli . Io trovo un loro libro su internet. Me lo stampo e lo tengo , in formato analogico. Commetto un reato ? Ma come faccio a comprarlo se non lo vendono ? E gli editori ? Hanno solo diritti ? Possono , in un’era digitale, ‘uccidere’ impunemente l ‘informazione , togliendola dal mercato ? Chi difende la libertá civile di informarsi di noi lettori ?
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Da qui la mia ‘proposta indecente ‘ a Modo infoshop. Prendiamo ‘’Teta veleta’’ , di Laura Betti . Edito da Garzanti , introvabile. Mi trovate una versione su internet poi me la stampate ? Poi me la vendete per , poniamo, 20 euro . In contanti , su carta riciclata . Sarebbe illegale , certo . Una microscopica rivolta. Ma anche un atto di disobbedienza civile . A difesa di un diritto ( informazione a tutti ) ancora nella sua preistoria .
Ridete, se volete. Ma prima ci pensate un secondo , ok ?

Claudia Arletti e la morte del solare

E’ morta l ‘ Anest , associazione industriali dell ‘ energia solare. Lo racconta Claudia Arletti, in un appassionato articolo , sul ‘’Venerdí ‘ del 21 agosto. Che raccoglie il grido di dolore di Stefano Cianfoni , esponente di Legambiente . Che dice : “Abbiamo rottamato l ‘Anest per non modificare di un millimetro il paesaggio. “ E chiama la protesta di agricoltori e cittadini ‘’ psicosi territoriale di massa’’. Sará vero ? Vediamo. Prendiamo Dubai . Che ha , o avrà , l’ impianto forse più grande del mondo. Fornirá  700 megawatt , come quelli a gas o carbone.  Sará pronto tra un pó , nel 2030. E come superficie….immaginiamo  Central Park di New York , che è 3,14 Km quadrati. Ë da  ingrandire  un pó , moltiplicandolo 68 volte , più qualcosina . Per coprire 214 km quadrati esatti . È molto adatto , ad esempio , per  Palermo, che ha 673.000 abitanti . Avrebbe 68 Central Park coperti di pannelli . Non più un polmone verde gigante, è vero. Ma è  energia pulita. Di che si lamentano  ?
L ’ impianto  andrebbe in periferia. Che tanto è disagiata . Basta stringersi un pó . In quei condomini gremiti giá da prima. Rialzare qualche palazzone qua e lá. O meglio : rialzarli tutti , che poi fanno il condono.
La torre centrale dell ‘impianto è alta 206 metri. In effetti altina…Peró , anche qui : è questione di punti di vista . Per la nana da circo Loretta Napoleoni è una stangona . E poi quegli ulivi millenari : troppo vecchi e bassi , no ? La torre li svecchia un pó . Stefano Cianfanti chiede : ‘Tutti si lamentano , ma come rottamiamo il carbone ? ‘’ . Bill Gates ha idee diverse . Ma Claudia Arletti lo ignora . Fa bene . Vive tanto lontano , in America. Come può capire un problema dell ‘Italia ?  E poi perché non va lui , Bill Gates , da Stefano Cianfoni  ? ( chi crede di essere ? Il piú ricco del mondo ? ) Tutti , non solo i politici , dovremmo piangere per la morte di ‘’ Anest’’ .  Ancora meglio : dovremmo abolire l ‘ agricoltura .  Perché bisogna scegliere , alla fine. Tra energia e cibo . Non si puó avere tutto . E i pannelli solari vogliono spazio . Brava Claudia . Non è vero che il nuovo target di Repubblica sono i deficienti.

E Labas che dice ?

L’ ho persa. Era una foto di Parigi, subito prima del coronavirus. In centro, non ricordo dove. C’ era un palazzo e un cantiere. Con , a fianco , un edificio .Di quattro piani , tutto di container . Stava bene, anche lí , in una piazza storica. Era momentaneo . Appena finiti i lavori era da smontare e riusare altrove.Mi è tornato in mente giorni fa. Leggevo Repubblica , un articolo di Valerio Varesi sui ‘Prati di Capraia’ . Che è un’ex zona abbandonata , divenuta bosco spontaneo. Lo vogliono lottizzare. Farci delle villette, con la scusa che parte del verde sarà pubblico. Tipo periferia di Varese. Non è questo che manca, a Bologna . È l ‘edilizia ‘ sociale’ . Cioè bilocali presentabili, a 400 euro al mese. Vicini al centro . Come quello di un video di uno studente olandese , su YouTube. Che presenta entusiasta la sua casa container . Ad Amsterdam , in un enorme studentato. Andrebbe replicato a Bologna. Dove ? Sotto lo dico.
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A 400 metri dalla Stazione c’è una ex area industriale . Abbandonata e immensa. A disposizione del comune. Dentro ci starebbe ,quasi ,‘’City Life’’ , il nuovo quartiere di Milano. Quello dei grattacieli . Questa area si chiama Dumbo. Finirá usata per eventi e sagre. Ben reclamizzati e subito dimenticati . Peccato , perché è una manna. Pari al bosco dei Prati di Capraia . Sarenbe perfetto per l ‘ edilizia sociale . Sul modello dello studentato di Amsterdam . In sostanza : case popolari ,ma belle e ‘fighe’ come uscite dalla IKEA.
Perché non interessa a nessuno?
E i centri sociali che dicono?